Guardo poca televisione, ma ammetto che mi sono appassionato a MasterChef.
All’interno del programma alcuni cuochi amatoriali competono nel preparare piatti di qualsiasi tipo sotto lo sguardo attento e il giudizio severo dei giudici.
Non sono un cuoco, neanche a livello amatoriale, ma ho seguito il programma con entusiasmo via via crescente, anche perché alcuni insegnamenti si possono sposare molto bene al mondo dell’azienda.
E’ infatti grazie a MasterChef che ho scoperto che in un piatto si mettono insieme sapori diversi, in origine neanche lontanamente abbinabili, solo a condizione che si crei un nuovo equilibrio armonico, che denota una personalità specifica del piatto ottenuto e di chi lo ha realizzato.
Cosa ha a che vedere questo concetto con un’azienda?
Lo ritrovo nel fatto che i prodotti a catalogo devono avere una loro personalità, un loro specifico “imprinting”: devono nascere in risposta ad esigenze di mercato, ma secondo la personalità dell’azienda e di chi – designer, architetto, ufficio tecnico, product manager – li concepisce.
Inutile avere tanti prodotti estremamente variegati nella speranza che poi i clienti scelgano, come se fossero in un bazar alla ricerca di qualcosa.
Meglio avere prodotti che rispecchiano la personalità – giovane, estrosa, conservatrice, all’avanguardia, colorata, etc. – dell’azienda.
Secondo concetto, spesso ripetuto dagli chef professionisti, è che un piatto non necessariamente deve essere elaborato per essere un gran piatto.
In alcuni casi una raffinata semplicità è meglio di un “mapazzone” di ingredienti.
Mi ricorda molto da vicino un concetto del quale ho già parlato: Keep It Simple and Stupid.
Piuttosto che avventurarsi in percorsi progettuali, imprenditoriali, commerciali sconosciuti – e quindi con il rischio di incorrere in errori che si pagano caro – è molto meglio affrontare le cose in modo semplice, a condizione che la semplicità non vada a discapito del risultato, ma sia il viatico verso un nuovo modo di ragionare e programmare le attività aziendali.
Terzo e ultimo concetto è che per cucinare bene ci vuole passione.
Non ho bisogno di aggiungere nulla: non si può fare bene impresa se alla base non c’è passione.
Come in tutte le cose, del resto.