Proprio così e la cosa mi ha colpito non poco. Appena seduto a bordo del treno che mi deve portare a destinazione per il prossimo seminario sento pronunciare queste parole ad alta voce:
“Quelli del mio ufficio marketing non capiscono un cazzo!”
Il titolare di un’azienda parlava con una certa veemenza al proprio compagno di viaggio, forse un collaboratore o un altro imprenditore.
Il discorso non è andato avanti – i due si sono messi a parlare di altro – ed io invece mi sono messo a pensare a quando e perché ci si scaglia contro qualcuno dicendo che non capisce un’H, un cavolo, un tubo, un piffero, oltre al sempre in voga cazzo.
Perché spesso si mette in discussione il meccanico, il dottore, il commercialista, il giornalista e chissà quante altre persone, compreso ovviamente chi si occupa di marketing?
Salvo casi di idiozia confermata, nei quali si è ancora più stupidi avendo a che fare con tali persone, in tutte le altre situazioni il problema è ben diverso.
Chi giudica e mette in discussione il lavoro altrui spesso non ha alcuna esperienza diretta in materia ed esprime la propria ignoranza – mascherata da contrarietà – accusando gli altri di non essere capaci solo perché dicono qualcosa che non vorrebbero sentirsi dire.
Tutto sommato è facile: mi dici qualcosa su un argomento che non conosco e siccome quel qualcosa che mi dici, proponi, suggerisci non mi convince, allora devo dirti che non va bene e che non capisci niente.
Non faccio neanche lo sforzo di approfondire e chiedere: ho una percezione – sbagliata – del tuo lavoro, non so esattamente di cosa ti occupi, non mi dici quello che vorrei sentirmi dire e, ancora peggio, pur non sapendo niente di niente del tuo lavoro, del know how che serve per raggiungere un risultato, del percorso di studi che hai seguito, ho comunque la presunzione di poter dire la mia a prescindere.
Ma in fondo il problema è veramente un altro: chi non capisce un cazzo è proprio chi non sa ascoltare!