La comparsa di un cigno nero e le sue conseguenze

La pandemia del Coronavirus non era né prevedibile, né pensabile.
A parte qualche scrittore di spy story che l’ha descritto in uno scenario futuristico, nessuno ha creduto seriamente che un evento di tale portata si potesse verificare.
Anzi, quando è iniziato quasi tutti abbiamo sottovalutato – anche io, lo ammetto – la sua drammatica pericolosità e le ancor più gravi conseguenze.

Questi eventi, del tutto imprevedibili, sono dei veri e propri traumi a più livelli: personale, lavorativo, affettivo, economico e finanziario.
Nel caso del Covid-19 si tratta di più traumi contemporaneamente, dalle conseguenze ad oggi ignote: nessuno sa come sarà il post pandemia.

Nassim Nicholas Taleb ha definito come “cigno nero” l’evento dirompente capace di generare caos nelle abitudini, nel modo di fare e di ragionare.
Ovviamente il cigno nero è imprevedibile: capita quando meno te lo aspetti e produce più danni di un elefante in un negozio di cristalli.

Una cosa è certa: superato questo cigno nero ce ne sarà – purtroppo non si sa quando – un altro, e poi un altro ancora e così via.

Un’altra cosa è certa: noi esseri umani non abbiamo alcuna capacità di prevedere, con assoluta certezza, ciò che può accadere: dalle catastrofi naturali alle previsioni del tempo, passando per le quotazioni delle azioni.
E in quella piccola percentuale di imprevedibilità si annida il cigno nero, al verificarsi del quale siamo tutti sconcertati per quanto sta accadendo, al punto da chiamarlo “imprevisto”: qualcosa che non è stato possibile immaginare, prevedere, in anticipo.

Se quindi accettiamo di non poter prevedere completamente cosa accadrà – nel privato come nel lavoro – e accettiamo che possano accadere degli avvenimenti in grado di cambiarci la vita…paradossalmente possiamo iniziare a vivere tranquilli, grazie a questa nuova consapevolezza.

Questa presa di coscienza, questa illuminazione, di avere a che fare prima o poi con un cigno nero porta con se due conseguenze:

  1. la negatività di un accadimento ha sempre al suo interno un insegnamento. Certo spesso si paga un caro prezzo per capire e crescere, ma se accettiamo il fatto che la negatività ha una componente positiva, di sicuro spaventa di meno.
  2. Dal disordine, dal trauma del cigno nero, si può crescere e prosperare secondo quello che Taleb chiama “antifragilità”.

Nel suo libro “Antifragile”, in alcuni passaggi non proprio di facile lettura, Taleb spiega questo concetto, che possiamo utilizzare per affrontare questo periodo storico da un diverso punto di vista.

Quand’è che una situazione, un contesto, una relazione o un oggetto può definirsi fragile?
Se non accade niente la fragilità è solamente teorica, ipotetica.
Non intervenendo alcun evento traumatico, non accade nulla: la situazione, la relazione, il contesto, l’oggetto rimangono integri.
Il problema si verifica – e la fragilità diventa reale – quando si presenta il cigno nero, con tutta la sua carica devastante.
A quel punto ciò che è fragile peggiora la sua condizione e si frantuma.

Qual è l’esatto opposto di fragile?
Non è robusto, perché ciò che è robusto continua ad esserlo anche dopo l’evento traumatico, al quale resiste proprio in considerazione della sua robustezza.
Idem per resistente, perché la sua condizione non muta – resiste – all’accadere dell’evento traumatico.

Non è neppure resiliente, perché essere resiliente significa, secondo la definizione della Prof.ssa Karen Reivich della Penn University, “the ability to bounce back”, la capacità di tornare, letteralmente di rimbalzare, alla condizione originaria.
Però il bicchiere di vetro, fragile, se cade si frantuma, senza alcuna possibilità di tornare alla sua condizione originale.
Idem una relazione, una situazione e qualsiasi altro contesto fragile.
Ben inteso, qualsiasi cosa, qualsiasi situazione – anche la più robusta e forte – ha al suo interno una micro percentuale di fragilità: niente e nessuno è esente.

Quindi, se fragile sottoposto a tensione peggiora, qual è il suo esatto contrario?
Deve essere qualcosa che, in seguito alla tensione distruttiva, migliora.
Ciò che Taleb chiama antifragile.

La natura, ad esempio, è antifragile.
Gli amanti delle immersioni subacquee conoscono relitti di navi affondate – l’affondamento è un evento traumatico imprevisto – che dopo aver violentato l’ambiente sono diventate un nuovo e migliore habitat per le specie ittiche presenti.

Anche gli esseri umani sanno essere antifragili: in Giappone, ad esempio, gli eventi traumatici dei terremoti causano ora meno danni perché sono stati adottati nuovi criteri costruttivi antisismici e nuove procedure di gestione delle emergenze che hanno, di fatto, migliorato ciò che c’era prima dell’evento traumatico e distruttivo.

Se saremo capaci di sfruttare la negatività legata all’impatto del Coronavirus nelle nostre vite, nell’economia e nel lavoro potremo usare gli insegnamenti per imparare e migliorare.
Senza paura per ciò che stiamo vivendo.