Chiedo a Gabriele, giovane partecipante ad un master, la classica domanda da un milione di dollari: “ma tu cosa vuoi fare da grande?“.
Mi risponde deciso: “l’amministratore delegato di un’azienda, di una grande azienda. Di Google!“.
Bummm! Capirai… la sparata è grossa come e più di una casa.

Decido di provocarlo: “non ti sembra un obiettivo un po’ troppo ambizioso?“.
Un collega, Michele, se ne esce con: “è un sogno“.
Sì è un sogno” replica Gabriele “ma se io sogno un obiettivo importante, di sicuro non mi accontenterò lungo le tappe intermedie del percorso“.

Queste parole mi frullano in testa per un paio di giorni. Hai capito il ragazzo? Mica sogna ad occhi aperti!
Sogna in grande e nel farlo non si accontenta di un percorso professionale tanto per…
Anzi ha capito che se il traguardo è in alto, durante l’ascesa – ammesso che ci riesca, ma questo non è importante a questo punto – non si accontenterà di situazioni di ripiego o di secondo piano.
Punterà sempre al massimo anche nelle tappe intermedie!

Ecco l’illuminazione: il sogno come elemento non di speranza (vorrei tanto che capitasse qualcosa che mi permettesse di raggiungere questo obiettivo che mi sono dato) ma di impegno (mi impegnerò al massimo, in tutto ciò che farò, in ogni singolo passo, per raggiungere il mio obiettivo/sogno).
Il sogno da puro e semplice volo pindarico a motore di propulsione per provare a raggiungere un traguardo molto alto.
Il potere del sogno da voler realizzare diventa il combustibile per un viaggio professionale alla massima velocità.

C’è bisogno di forte motivazione per realizzare un sogno e – paradosso – cosa è più motivante di un sogno?
Gabriele mi ha fatto capire che il salto nell’iperspazio dei traguardi inverosimili da raggiungere nasce da un sogno che magari non si realizzerà mai, anche se onestamente glielo auguro, ma che lo porterà a mettere il massimo impegno e ad ottenere il massimo nel percorso di avvicinamento.

Di sicuro avrà mille soddisfazioni lungo il viaggio.

Bella lezione e ottimo uso dei sogni, ragazzo!