La prima persona a parlare di trasparenza, nell’ormai lontano 1986, fu Michail Gorbačëv che introdusse il concetto di glasnost nella vita politica dell’ex Unione Sovietica.
E sinceramente mi soprende non poco vedere che il concetto di trasparenza sia stato recentemente identificato come elemento di valore per le attività di marketing delle aziende.
Dopo quasi trent’anni da quel momento che cambiò il mondo i guru del marketing hanno scoperto che la trasparenza è un valore aziendale?
Ma nel frattempo dove sono stati? Come hanno fatto ad ignorare un insegnamento così importante?

Personalmente l’ho sempre considerata tale, anzi un vero e proprio valore imprescindibile nei confronti dei mercati, che hanno da sempre bisogno di trasparenza da parte delle imprese.
Gli esempi si sprecano e citarli tutti è impossibile; però alcuni meritano di essere ricordati, perchè rappresentano degli elementi inderogabili nella costruzione della relazione fra le aziende nelle quali ho lavorato ed i loro clienti.

  • La trasparenza delle caratteristiche del prodotto: inutile vantare prestazioni che il nostro prodotto non ha, semplicemente per concludere una vendita che non si ripeterà perchè il cliente scoprirà che abbiamo mentito ed avrà acquistato qualcosa che non corrisponde a ciò che abbiamo detto.
  • La trasparenza dei tempi di consegna: mi sono sempre rifiutato di dire ad un cliente che avrei accontentato la sua richiesta di consegna solo per portare a casa un ordine (quando sapevo benissimo che l’azienda non poteva confermare quella richiesta).
  • La trasparenza della comunicazione: dannoso e controproducente “parlare” al mercato di qualcosa che non è vero, o è parzialmente vero. Ho sempre scelto la strada della chiarezza.
  • La trasparenza dei prezzi: in alcuni casi ho dovuto lottare per evitare aumenti improvvisi dei prezzi, senza comunicazione preventiva, senza che fosse stabilita una data di scadenza entro la quale effettuare ordini secondo il listino che stava per essere sostituito.
  • La trasparenza della relazione con il cliente: ho sempre evitato doppi giochi – vendo ad un’altro che è nella zona in cui è già presente un cliente dicendo che l’ordine era stato preso a mia insaputa da un agente, l’ufficio commerciale, etc… – e fatto una politica di vendita e distribuzione alla luce del sole, fermo restando che se un cliente non raggiungeva più certi numeri ero costretto a cambiarla, ma lo informavo prima delle mie scelte…

Potrei andare avanti e l’elenco sarebbe lungo, però credo di aver reso l’idea.
Ecco perchè mi stupisco che oggi come oggi si teorizzi che le aziende “moderne” debbano farsi paladine della trasparenza.
Ma non dovrebbe essere stato sempre così?

Ha proprio ragione – ancora una volta – uno dei miei Maestri: “Il marketing è buon senso”.
Essere trasparenti è una cosa di buon senso.

Ma ovviamente bisogna averlo, il buon senso!