Durante i sedici anni di attività del mio studio di ricerca e design industriale sono entrato in contatto con un gran numero di aziende, lavoratori impegnati nelle linee di produzione e articoli manufatti.
Nel corso degli anni mi sono progressivamente interessato alle problematiche e alle storie che stanno dietro ai prodotti e agli oggetti che usiamo e consumiamo. Problematiche quali le condizioni umane al lavoro, l’etica dell’impiego, il benessere, la sostenibilità e tutti gli altri importanti aspetti che vanno oltre il prodotto stesso.

In alcuni casi queste storie possono essere più interessanti dell’oggetto che esce alla fine della linea di produzione. Il lavoro del mio Studio è quindi progredito per documentare – da un punto di vista maggiormente olistico – come il nostro lavoro, quello di noi tutti, contribuisce in modo positivo a generare nuovi percorsi di consapevolezza.

Ho trascorso molti anni lavorando in Paesi Emergenti e mi sono reso conto che molti servizi fotografici in queste regioni tendono a focalizzarsi verso i peggiori scenari, le più orribili condizioni e le maggiori sofferenze. Di certo molte di queste storie sono vere e reali, ma non sono l’unica vera realtà che si può riscontrare.
Il lavoro fotografico di documentazione di STUDIOFYNN cerca inoltre di introdurre una prospettiva positiva di progresso e cambiamento anche per le questioni più complesse e problematiche.
La storia di questa fabbrica di abbigliamento nasce proprio da qui.

In generale è molto difficile avere accesso a questi posti, specialmente con una macchina fotografica. In questo caso sono stato introdotto agli impianti da un amico che stava collaborando ad un progetto di riciclaggio dei materiali di scarto con la Proprietà di un’azienda produttrice di abbigliamento. Questo aspetto è stato indubbiamente d’aiuto. Lavorare nei Paesi Emergenti dipende più che in altri posti al mondo dalle conoscenze personali, quindi il tempo trascorso a conoscere persone e culture è il vero unico modo per costruire la propria rete di relazioni ed il giusto livello di approfondimenti.
Un aspetto comune dei documentari fotografici e di ricerca è la negoziazione dell’accesso a ciò che si intende mostrare. Senza uno specifico permesso è difficile raccontare la vera storia o ottenere le relative informazioni. Per questo motivo spendo molto tempo nella preparazione di un documentario, perché è raro riuscire a far vedere ciò che si vorrebbe. Ma nel caso in questione sono stato accolto in modo molto cordiale dalle persone, fossero esse manager o lavoratori delle linee di produzione.

Nonostante un’azienda piena di macchinari possa essere poco interessante per la maggior parte delle persone, un impianto di produzione come quello documentato è notevolmente più evoluto rispetto a molti altri nella regione, in quanto offre decenti condizioni di impiego e pratiche di lavoro etico. Questo è un aspetto importante in un contesto di mercati emergenti, in cui l’attenzione verso i lavoratori e le loro condizioni sono spesso ancora in una fase embrionale.
L’azienda oggetto del reportage lavora in modo molto efficiente e si presenta meticolosamente pulita. Tutto sembra funzionare secondo un ordine preciso, dalla produzione alle pause dei lavoratori ai momenti di ricreazione. Oltre a questi aspetti è stato per me affascinante vedere l’organizzazione del lavoro e dei macchinari che realizzano un articolo così particolare come un capo di abbigliamento.

Da qui la convinzione che al giorno d’oggi siamo sommersi da prodotti manufatti, ma abbiamo solo una piccola idea del posto dal quale provengono e delle storie che stanno dietro la loro realizzazione.

La contrapposizione fra lavoratori e macchinari è un elemento centrale del documentario. Un aspetto primario è stato quello di esprimere l’aspetto umano e le persone in mezzo ai macchinari. In servizi fotografici del genere inizialmente si è attratti soprattutto dalle macchine e dalle dimensioni delle fabbriche. Ma ho voluto catturare immagini delle persone ai fini di una rappresentazione delle condizioni umane dei lavoratori.
Non volevo essere solo un osservatore esterno, per cui ho cercato di bilanciare negli scatti il contesto produttivo e la forza lavoro. Ho anche voluto mostrare la vera natura sia delle macchine che delle persone: dall’abbigliamento e gioielli delle donne lavoratrici alla complessità tecnologica delle macchine.
E trovo che questa combinazione – inusuale ed inaspettata – sia un modo importante per comunicare l’orgoglio sia della Proprietà dell’azienda che dei lavoratori che vi sono impiegati.

(Shaun Fynn)