Ho letto l’intervista su Wired nella quale dice che all’Italia per “riprendere a crescere serve solo una cosa: più soldi in tasca agli italiani”.
Ho letto e riletto questa cosa ed ho impiegato ben una settimana per elaborare le mie considerazioni (solitamente ci metto di meno). Sono rimasto perplesso da questa visione. E il motivo è che non sono d’accordo, caro Kotler. Certo i soldi in tasca aiutano e per una logica abbastanza chiara più ce ne sono più se ne spendono.
Ma questa non è LA soluzione per l’Italia, Paese che non ha solamente, caro Kotler, “best painters, best music, best food” ma anche imprenditori in affanno e aziende in crisi, disoccupati, esodati, cassaintegrati, fancazzisti vari, giovani di belle speranze e, mai dimenticarlo, una classe politica slegata dai problemi reali.
All’Italia – a tutti i livelli – mancano le Strategie e la Pianificazione.
Mancano idee su come affrontare i problemi del Paese, su come sviluppare nuovi business nelle aziende, su come indirizzare la politica economica, attrarre gli investimenti diretti delle aziende straniere.
Mancano idee su come ridurre la pressione fiscale, gli sprechi, gli abusi, i privilegi – che tutti dicono di essere odiosi ma che nessuno provvede a rimuovere definitivamente – la burocrazia.
In Italia, caro Kotler, non sappiamo pianificare, organizzare, seguire un percorso virtuoso, calendarizzare. Basta vedere le tante figuracce fatte con l’Expo.
Però è normale che non si facciano strategie e pianificazione: sono armi per combattere il menefreghismo e la furbizia di cui soffrono tanti, troppi, Italiani.
Sì perchè da noi, caro Kotler, è figo chi si scansa, scarica il barile sugli altri, si approfitta, truffa, dice “non mi compete”, si sottrae alle proprie responsabilità.
E’ un personaggio chi sfotte, specula, strilla, accusa e non si scusa. Chi perde e non si dimette, chi governa senza essere eletto. E’ un idolo chi evade.
Ha voglia, caro Kotler, a parlare di People (persone) e Planet (pianeta). In Italia delle persone e del territorio ce ne fottiamo, anzi tanto le une quanto l’altro le fottiamo, ne abusiamo, le stupriamo.
Qui per ripartire dobbiamo fare passi indietro, tornando alle basi del rispetto e del buon senso, all’impegno di ognuno – perché le cose non cambiano solo dall’alto – all’umiltà che abbiamo via via perso. Anche perchè ci siamo per tanto tempo creduti i migliori al mondo ed oggi invece guardiamo il culo di quelli che ci hanno sopravanzato e stanno avanti a noi.
Per ripartire serve un reset totale, altro che (solo) soldi in tasca.
Ha presente, caro Kotler, quel proverbio cinese che dice che è meglio insegnare a pescare che regalare un pesce? Ecco, per ripartire abbiamo bisogno di questo.