Il marito di Kantibai è morto dopo aver bevuto sostanze chimiche cha usava per coltivare il suo terreno. Dopo la sua morte Kantibai scoprì che la sua famiglia aveva contratto dei debiti.

Questa è diventata purtroppo una storia comune in India, dove circa 300.000 agricoltori si sono uccisi tra il 1995 e il 2011 per liberarsi dai debiti. Solo nello stato di Maharashtra, 4.453 persone si sono suicidate nel 2006. Più o meno una ogni otto ore. Mentre sto scrivendo, ho sentito di sette agricoltori che sono già morti negli ultimi tre giorni. È come immaginare un gruppo di persone disperate che cercano di spingere il pulsante per fare “reset”.

Se si passa il dito su una cartina dell’India, da qualche parte vicino al centro troverete una città chiamata Wadha in Maharashtra. Questa città ha poco più di un milione di abitanti, la maggior parte dei quali sono coltivatori di cotone. Ho fatto un viaggio lì per saperne di più su ciò che sta guidando gli agricoltori ad adottare tali misure disperate.

Ho incontrato Hanuman, padre di due figli che aveva preso in prestito 80.000 rupie (1.511 dollari) dalla banca in modo che potesse coltivare il cotone nella sua fattoria di cinque acri. Aveva speso quasi l’intero prestito in scatole di Bt (Bacillus thuringienis) semi di cotone e pesticidi.

La tecnologia all’origine di Bt è di proprietà della Monsanto, che trasferisce alle aziende coltivatrici la licenza per l’uso e la vendita di una vasta gamma di colture. Il seme che Hanuman usa costa 950 rupie (18 dollari) al chilo e Monsanto riceve circa un quarto di questo importo. Hanuman deve anche comprare fertilizzanti per aiutare il cotone a crescere e prodotti chimici per tenere lontani gli insetti. Assume lavoratori a 100 rupie (1,89 dollari) al giorno per spruzzare quei prodotti chimici. In una stagione media, si spruzza tra le otto e le dieci volte. Quest’anno, le piogge sono mancate e i pozzi erano asciutti. I monsoni sono venuti, ma in ritardo, pregiudicando di fatto il raccolto.

Hanuman non sa quanto reddito otterrà fino a quando non raccoglierà il cotone, fra pochi mesi. Non sa quanto ricaverà fino a quando andrà al mercato, dove gli acquirenti pagano lo stesso prezzo sia per il cotone Bt – che produce maggiore resa ed è coltivato con pesticidi – che per il cotone biologico (resa inferiore, coltivato senza pesticidi). Ma l’unica ragione per Hanuman di considerare l’agricoltura biologica è quella di tagliare i costi dei prodotti chimici, per uscire dal giro dei debiti. Però teme che possa perdere troppi soldi. 

Fra l’altro i semi Bt sono sterili, il che significa che deve acquistare un lotto fresco di semi ogni anno. L’ultima volta che abbiamo parlato, ha detto che avrebbe dovuto prendere in prestito i soldi per comprare più pesticidi e pagare la scuola dei suoi figli. Da qualche parte, pur se schiacciato dai debiti, deve trovare denaro per tenere insieme la sua famiglia.

Ho anche fatto amicizia con Prathiba, una vedova che nel 2007 aveva trovato il marito morto, dopo essersi impiccato all’interno della loro casa monolocale. Ora spazza pavimenti per vivere, ha una figlia e un figlio che devono vivere altrove, perché non può permettersi di mantenerli. Prathiba non era a conoscenza che suo marito fosse pieno di debiti finché non trovò un biglietto sul suo corpo.

A differenza di molti nella sua situazione, ha ricevuto un risarcimento da parte del governo di un lakh (circa 1.888 dollari). Secondo i termini del risarcimento, la famiglia mantiene un quarto di questo. Il resto viene messo in una banca e possono accedere agli interessi maturati solo alla fine dell’anno. Gli uomini ai quali il marito di Prathiba doveva dei soldi vengono spesso a chiederne la restituzione. I suoi suoceri, invece, ora la ignorano completamente.

L’India è per circa il 60 per cento agraria, così ho iniziato la mia ricerca dal fondo, da quegli stessi agricoltori sui quali si basa l’economia del paese. Ho scoperto che sono stati i primi a dare tutto di se stessi e tuttavia i primi ad essere abbandonati nell’India immersa nell’etere vertiginosa dell’economia di libero mercato (libero per quanto può essere possibile, essendo legato all’Organizzazione mondiale del commercio e alla elargizione di sussidi aziendali).

Alcune storie che ho scoperto hanno sfidato le mie nozioni preconcette del bisogno e della povertà. Ho passato una giornata a cercare il contadino più povero in un villaggio, solo per essere accolta nella sua casa in cui campeggiava un nuovo televisore a colori. Aveva speso l’intero salario di una settimana su di esso.

Ho incontrato economisti, intellettuali, attivisti e scienziati con idee fondate su contraddizioni. Come l’uomo che gestisce una banca di semi biologici, ma coltiva il cotone Bt per finanziare il suo progetto. Oppure l’entomologo che sta sviluppando un cotone geneticamente modificato che fiorisce in siccità e può essere coltivato con metodi biologici e che batterà il lavoro di importanti aziende produttrici di semi se sarà in grado di brevettare e liberalizzare la tecnologia.

Ho incontrato l’entusiasmo, l’apatia e l’ostilità, a volte all’interno dello stesso scambio di opinioni.

E ho appena iniziato.

Scritto da Leah Borromeo. (Pubblicato su New Internationalist. Tradotto da Victoria Lutterodt)

Leah Borromeo è una giornalista e regista con più di un decennio di esperienza nel giornalismo televisivo.
Attualmente cura la regia e la presentazione di The Cotton Film: Dirty White Gold, un lungometraggio sui suicidi dei coltivatori Indiani di cotone e sulla moda, ripercorrendo la supply chain dell’abbigliamento dai semi ai negozi.