Si può essere un bimbo che inventa una parola nuova ed ottiene un pubblico riconoscimento in Italia?
Certo che no!

La storia è nota, quindi inutile ripetere i contenuti.
Meglio ragionare delle reazioni al fatto – post sui social, articoli di giornalisti, psicologi e pedagogisti – e capire che così facendo continueremo ad essere un Paese sempre più arretrato.
Sì, perché se fai qualcosa di nuovo o sei bravo oppure hai successo devi essere sbeffeggiato, attaccato, discusso e privato del tuo piccolo o grande valore.
E se sei donna….anche peggio, no?
I tuoi “meriti” sono sicuramente altri ed hai raggiunto una posizione solo grazie ad altre doti, mica per la tua inventiva, il talento e i sacrifici.

Queste dinamiche si trovano in qualsiasi contesto della vita sociale e lavorativa.
Purtroppo sono solo una mortificazione alle capacità e al merito.
Se siamo tutti coglioni chi emerge deve essere attaccato perché dimostra agli altri che sono veramente, effettivamente e inesorabilmente coglioni.
E tali resteranno!
Così facendo, salvo alcune rare eccezioni, diventa primario chi ha lo sponsor, fa carriera chi dice sempre sì, avanza chi è accondiscendente, ottiene l’incarico chi è figlio d’arte.
Non certo chi è geniale, creativo e capace.

L’obiettivo è di livellare la voglia di fare verso il basso? Di mortificare chi si impegna?
Il desiderio è far sì che gli atteggiamenti premianti siano quelli tipici dello scaricabarile, del fancazzismo, del dito sempre puntato contro gli altri, della cultura del “non mi compete!”?
La storia di questi giorni è lo specchio di un Paese incapace di incentivare a qualsiasi livello, dal mondo dell’istruzione, alle aziende, alle istituzioni.
Un Paese abitato da volpi che giudicano l’uva acerba e persone che vorrebbero avere il loro piccolo momento di celebrità per motivi diversi da merito e capacità.

Non c’è cambiamento e crescita fino a che non si accetta serenamente che ci sia qualcuno più bravo e capace di noi.
A cominciare da un bimbo “petaloso” che si distingue, suo malgrado e senza volerlo, dagli Italioti che lo giudicano a prescindere.