Esistono molti tipi di passioni.
Passione per il lavoro, per la cioccolata, per il vino, per l’arte.
La passione per le vacanze, quella per i viaggi, la buona cucina.

Di certo una delle passioni più forti e coinvolgenti è quella per il sesso!

Ma cosa c’entrano la passione e il sesso con management e aziende?
C’entra perché all’interno degli uffici nascono storie, più o meno clandestine, che trasformano la passione in una spinta accentuata verso la performance.
Che non sempre è solo di tipo fisico, anzi spesso si rivela essere una competizione a chi riesce a dare e ottenere il meglio.

Uno studio della Dukes University – svolto su un campione di 1.000 manager che hanno confessato di avere relazioni con un/una collega d’ufficio – dimostra che la passione consumata tra scrivanie e meeting room aumenta la produttività.
È finita quindi l’epoca dei luoghi di lavoro che somigliano ad ambienti asettici nei quali occorre essere distaccati come dei freddi robot.
Molto meglio lasciare sfogare pulsioni e passioni, con l’obiettivo più o meno dichiarato di far crescere ROI, market share e conversione di prospects in clienti.
Insomma, viva la passione per il sesso se fa bene anche all’azienda!
Negli USA, da sempre attenti a produttività e nuove tecniche gestionali, alcune imprese mettono a disposizione delle pratiche e discrete “love zones” per i propri dipendenti, dove la passione può essere consumata con discrezione fra colleghi, nelle pause fra un budget e un business plan.

Il sesso non è l’unica passione recentemente di moda negli uffici a stelle e strisce. Anche il fitness e la forma fisica stanno condizionando in modo importante i nuovi trend lavorativi.

Alla Permatech di Chicago esiste una pista da atletica indoor, oltre alla “tradizionale” palestra e ai dipendenti è concesso di vestirsi con hot pants, magliette e canottiere, per poter dedicare 20 minuti di attività fisica ogni 2 ore lavorate.
Che sia una rivisitazione del ben noto mens sana in corpore sano?
Sta di fatto che i dipendenti della Permatech affermano di essere più sereni, di sentirsi in forma, di riuscire a scaricare tensioni e stress nonché di provare un senso di gratitudine verso l’azienda, che ha a cuore il loro benessere psicofisico.

Ma le passioni non si fermano a questi due esempi.

Esistono anche quelle per l’ironia e le prese in giro, che aiutano a sorridere e a vivere meglio. Passioni per gli scherzi che si scatenano come tempeste ormonali in giorni tipo questo.
In cui, inevitabilmente, qualcuno abbocca alla grande!
Buon 1 Aprile… 😉

ps: il pezzo autentico sulla passione lo trovi qui sotto!

ancora qualche riga…

ci sei quasi…..

eccolo!

A che serve la passione se ce l’hanno tutti?

Premessa doverosa: vivo di passioni ed in modo appassionato.
Quindi lanciarmi contro la passione può sembrare contraddittorio.
Lo è solo in apparenza e a breve capirai perché.
Ah…. ovviamente il mio è un discorso appassionato, giusto per essere chiari sin da subito.

Come ogni persona stanca dei bla bla bla propinati dai quotidiani impegnati, da qualche tempo mi dedico alla lettura della Gazzetta dello Sport al bar.
Durante una di queste sessioni mattutine di brioche-cappuccino-Gazzetta vedo un pubblicità, che mi attira.

La voglia di comprare il prodotto scema quando vedo nel payoff la parola “passione”.

Sono certo che non capisci il perché della mia irritazione.

Te lo spiego dopo.
Ora apri Google e digita le parole “payoff” e “passione”.
Quante combinazioni hai trovato?
“Passione per la frutta”, “passione artigianale”, “passione infinita” e via discorrendo.

Se – ed è qui la cosa che mi irrita – tutti mettono la passione come elemento distintivo…. in realtà sono tutti uguali!
Da un punto di vista di comunicazione, io metto la passione, tu metti la passione, lui o lei mettono la passione, noi lo stesso, voi altrettanto e anche loro non sono da meno.
Quindi questa benedetta passione perde efficacia, diventa banale, scema (capisci bene il senso…), diventa insipida come una minestra senza sale.
Il problema non è solo della passione scritta, ma anche di quella parlata.

Prova a chiedere a qualcuno perché dovresti comprare i suoi prodotti.

In buona percentuale la risposta sarà: “perché sono fatti con passione”.
Grazie al cappero!
Mica ti dice “perché sono fatti con i piedi” (o con qualche altra parte del corpo!). Oppure “perché sono fatti in modo approssimativo e superficiale”.
La passione – come i concetti di “qualità” e “Made in Italy” sui quali prima o poi tornerò – è un modo mediocre per distinguersi dagli altri (a proposito di mediocrità, quando avrai finito di leggere questo pezzo dai un’occhiata qua).
“È facile: diciamo che ci mettiamo passione e siamo a posto, tutti contenti. Noi che vendiamo e loro che comprano”.

Peccato che fare le cose con passione sia diventato un luogo comune.

Ma la passione senza l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo, i materiali innovativi, il rispetto per l’ambiente, la qualità ed il benessere delle risorse umane, giusto per fare qualche esempio, da sola non basta più.
Ci vuole la programmazione, il marketing, la customer satisfaction e tante altre cose che non sono affatto banali, che ti distinguono, che ti identificano.
Quanti esempi di iper-super-mega multinazionali che usano la parola passione nel loro payoff riesci a trovare?
Perché non lo fanno tutte? Ma perché se lo fa una, le altre si distinguono in modo differente!
Mica sono come le pecore…

Mettiti in testa di parlare un linguaggio diverso, essenziale, diretto.
Raccontare di valori unici, in qualche caso addirittura straordinari.

La passione mi sta bene se rappresenta la colla che lega tutti insieme i valori che puoi esprimere con la tua azienda.
Va bene, anzi va molto bene, anche solo a farla percepire.
Non è necessario sbandierarla ai quattro venti.
Falla capire con altre cose che dici.
Falla emergere.
Usala velatamente per sedurre, lasciando intendere che hai qualcosa di diverso dagli altri.
Distinguiti! In modo appassionato, certo.

Ma senza dirlo.