L’organizzazione di un’azienda è importante, non ci sono dubbi. Ma a volte la riorganizzazione è il passaggio doloroso necessario per prendere consapevolezza che niente sarà più come prima. La crisi quindi porta cambiamento, rivoluzione, evoluzione.
So a cosa stai pensando: la crisi e le riorganizzazioni lasciano a casa molti dipendenti e ti trovi all’improvviso più povero, non solo di risorse ma anche di fiducia e di rapporti umani. Ti ripeto ancora una volta che purtroppo nel momento della difficoltà sei tu, da solo, a dover prendere decisioni difficili, in alcuni casi drastiche.
Sei tu a doverti assumere questa gravosa responsabilità a meno che non assumi un consulente – e qui ogni riferimento è voluto – lo paghi tanto – e qui il riferimento è ancora più voluto – per fare il lavoro sporco di riorganizzare.

Ma cosa si intende per “riorganizzare”?
Significa rimettere le cose al giusto posto, in un ordine nuovo rispetto al passato, per essere pronti a ripartire in modo più snello ed efficiente.

Riorganizzare significa, per esempio, rivedere le linee di produzione: sono necessarie tutte quelle attualmente attive o puoi rinunciare a qualcuna di esse? Rivedere i rapporti con i terzisti: il loro contributo è da ridurre o aumentare? Ottimizzare le scorte di magazzino: ti servono veramente tutti quei prodotti? Snellire le attività dei singoli uffici: sei sicuro che i tuoi impiegati facciano bene e con dedizione il proprio lavoro? Non sarebbe meglio che alcuni lavori siano svolti da meno persone, magari quelle che dimostrano maggiore attaccamento all’azienda e maggiore produttività in considerazione del momento?

Procedere ad una riorganizzazione significa rivedere ruoli e funzioni. Potresti decidere di licenziare il tuo direttore commerciale, se non lo ritieni indispensabile. Inoltre non è detto che tutti i tuoi dipendenti siano soddisfatti delle loro mansioni: ti consiglio di parlare con ognuno di essi per capire se è possibile un loro spostamento verso altre attività, più adatte alle loro inclinazioni professionali. In questo modo ottieni molto semplicemente un maggiore coinvolgimento della tua forza lavoro e la possibilità che la loro motivazione produca cambiamenti positivi.
Rivedere ruoli e funzioni può anche essere il pretesto per mettere nero su bianco come si devono fare le cose: hai mai pensato quanto potrebbe essere utile un mansionario per i tuoi dipendenti?

Riorganizzare significa anche rivedere la rete di vendita, la struttura dei canali di distribuzione, la dinamica dei costi, la determinazione dei prezzi, ma di tutte queste cose parleremo in modo più diffuso più avanti.

Cambiare pelle alla tua azienda, in modo più o meno radicale, è sicuramente una necessità richiesta dalla crisi ma, se hai fatto i compiti ed hai seguito i miei consigli, si rivelerà un cambiamento positivo e una diretta conseguenza di quell’esercizio di pensiero che porterà nuove idee per il futuro.

Come dici?
Non hai ancora iniziato a pensare cosa vuoi fare da grande e come?
Potrebbe essere un problema, se non altro perché il tuo concorrente, che ha comprato il libro prima di te, ha già iniziato a seguire i miei suggerimenti e a metterli in pratica…

Riorganizzare la tua azienda significa anche vincere alcune remore psicologiche. Qualcuno vede il ricorso alla cassa integrazione e alla mobilità parziale come il segno di un’incapacità a far fronte in altra maniera alle difficoltà che si stanno vivendo. Oppure si potrebbe interpretare il ridimensionamento come una sconfitta, dopo anni di successi. No, cara amica e caro amico, questo sacrificio serve a garantire la sopravvivenza di ciò che resta e di chi resta. Rinunciare oggi non significa non poter tornare ad avere domani.

Considera che una crisi rappresenta sostanzialmente un momento di rottura con il passato, una presa di coscienza del presente e la possibilità di avere nuovamente successo, in un futuro più o meno prossimo. Da una congiuntura che appare tanto drammatica può anche derivare una nuova partenza della tua attività che, se ben ragionata, può portare anche a un maggiore successo di quello che hai ottenuto in passato.

Non devi, però, avere paura di cambiare, di ristrutturare, di evolvere, attività quest’ultima che dovresti attuare comunque, senza aspettare la crisi. Inizia subito da quei piccoli cambiamenti, da quegli interventi che puoi immediatamente porre in essere. Poi procedi per gradi, avendo ben presente che non ti è rimasto molto tempo e che devi operare con precisione chirurgica e non come un esploratore armato di machete nella giungla.

In modo particolare ti suggerisco di prestare la massima attenzione alla gestione degli aspetti umani della riorganizzazione in tempi di crisi. Qualche tuo dipendente perderà il lavoro in seguito alle tue decisioni. Ti prego di avere la massima sensibilità nel gestire questo passaggio. Per esempio non aspettare l’ultimo momento dell’ultimo giorno utile per fare certe comunicazioni. Considera che dall’altra parte si sta vivendo il dramma della riduzione delle ore di lavoro e dello stipendio se non addirittura la perdita di entrambi.

In questo capitolo ti sarai accorto che sono stato un po’ meno ironico del solito. Purtroppo sono consapevole che le riorganizzazioni aziendali hanno delle ripercussioni negative sulle vite di chi le subisce. E questo, umanamente parlando, mi fa passare la voglia di scherzare. In fondo anche dietro al cuore di pietra di un ruvido consulente come me, c’è il cuore di un essere umano. Mi consola solo in parte sapere che il sacrificio di pochi può servire alla sopravvivenza di tutti gli altri.